Il Consiglio d'Europa contro obbligo vaccinale e green pass: discriminatorio e antiscientifico!


Il Consiglio d'Europa
(organizzazione con sede a Strasburgo, distinta dall'UE, istituita nel 1949 dalla Convenzione europea dei diritti umani, con 47 paesi firmatari tra cui l'Italia) ha bocciato a larga maggioranza l'utilizzo degli obblighi vaccinali o delle certificazioni per punire i non vaccinati. Nel Rapporto gennaio 2022, VACCINI COVID 19: QUESTIONI ETICHE LEGALI E PRATICHE del Consiglio d'Europa, si invitano i paesi che l’hanno messo in atto, tra cui l’Italia, a “informare i cittadini che nessuno deve farsi vaccinare se non lo vuole” e a “garantire che nessuno sarà discriminato se non è vaccinato”. Inoltre si sottolinea che "il passaporto vaccinale è contrario alla scienza" in assenza di dati sull'efficacia dei vaccini nel ridurre la contagiosità e sulla durata dell'immunità acquisita da vaccino.
Il voto, seppur privo di carattere vincolante, scredita di fatto i decreti dell'esecutivo Draghi volti testualmente alla prevenzione del virus SarsCov2 (e non della malattia Covid19).
I decreti italiani sono volti alla neutralizzazione dei contagi ma i vaccini pur essendo efficaci nel prevenire le forme gravi, non impediscono al virus di infettare e trasmettere a terzi. È quanto emerge da trials, bugiardini, e studi.
Una settimana prima era stato il Comitato internazionale per l'etica della Biomedicina (Cieb) a chiedere abolizione obbligo vaccinale e del Green Pass. Ha invitato gli altri stati e le organizzazioni internazionali a fare pressioni sul Governo italiano affinché ponga fine alla "sperimentazione di massa di un medicinale impropriamente denominato vaccino".
(l'autorizzazione alla commercializzazione in emergenza non è uguale ad approvazione definitiva. Pfizer dovrà infatti ultimare studi entro 2023 su efficacia e effetti avversi, finora ignoti per la rapidità con cui sono stati completati i trial.
Associazioni civiche hanno presentato esposti alla Corte Penale internazionale de L'Aia, appellandosi al Codice di Norimberga (1946). Le persone devono dare il proprio consenso a cure mediche sperimentali senza alcuna costrizione.

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