Intervista a Paolo Ermani sul libro L'Italia verso le Emissioni Zero

A chi si rivolge questa guida pratica? 

A chiunque abbia capito che se non agisce lui o lei, è spacciato. Da nessun governo, nessun leader e nessun guru, arriverà alcuna salvezza o reale soluzione. Le persone di buona volontà e che hanno a cuore il proprio futuro e quello dei propri figli e nipoti devono agire direttamente e creare una nuova società con parametri totalmente diversi da quelli folli e autodistruttivi che ci hanno portato all’attuale situazione catastrofica.

Cosa ti ha spinto a scriverla? 

Sembra un paradosso ma molte delle proposte che sono contenute nel libro erano indirizzate alla politica ad ogni livello amministrativo dai più bassi ai più alti, che mi chiedevano di dare soluzioni pratiche che io prontamente fornivo. E ogni volta ricevevo grandi complimenti, bravissimo ma poi puntualmente non hanno mai fatto niente di quanto proposto. Anzi possibilmente hanno fatto il contrario se addirittura si ha il coraggio di parlare di nucleare, robaccia che dovrebbe essere bandita pure dal vocabolario. Ho pensato quindi di rendere disponibili tutte quelle proposte e quel lavoro (per il quale tra le altre cose non ho mai visto un soldo) per chiunque non avendo lobby e multinazionali da servire, possa utilizzarle per un cambiamento reale, concreto e soprattutto necessario.

Con la crisi energetica è un libro ancora più attuale.....

L’Italia cioè il Paese del sole che dipende per oltre il 70% dai combustibili fossili, sembra una barzelletta eppure è quanto abbiamo accettato in tutti questi anni. E per fare accettare l’assurdo e il masochismo energetico servono politici, “esperti” e media mainstream allineati e pagati dalle multinazionali in genere e nello specifico da quelle dei combustibili fossili. Con questa potenza di fuoco e con questi interessi in gioco, mai si faranno scelte che vanno a favore dei cittadini e dell’ambiente. Quindi i cittadini le scelte le devono fare da soli e da soli trovarsi le informazioni serie e corrette, non prezzolate. L’unica politica energetica di tutti questi anni in cui l’Italia sarebbe potuta diventare facilmente autosufficiente, è stata martellare la gente per fare credere qualsiasi cosa anche la più assurda e inverosimile ad esempio che il gas o il nucleare siano amici dell’ambiente. Sono “solo” oltre trenta anni che vado dicendo che l’Italia è l’Arabia Saudita delle energie rinnovabili e lo sa chiunque sia preparato sull’argomento e non abbia interessi in gioco ma non avendo multinazionali, miliardari, televisioni e giornali alle mie spalle, l’ovvio non è mai stato recepito. Ci riempiono di balle ogni giorno e per farci digerire i loro affari colossali sulla pelle e le tasche della gente, ci hanno raccontato favolette come quella che il gas ci rendeva più autonomi, cioè una fonte energetica che compriamo dall’estero ci rende più autonomi? Pure un sasso capirebbe l’idiozia della cosa ma se hai abbastanza miliardi per convincere la gente, li convincerai anche dell’idiozia.


Come fare a rendere le comunità davvero resilienti e autosufficienti? 

Nel libro lo spiego accuratamente, in breve non serve molto ed è un traguardo assai più raggiungibile che continuare ad inquinare e pensare così facendo di cambiare in meglio la situazione. Innanzitutto bisogna ridurre drasticamente tutti gli enormi sprechi di ogni tipo, inutile parlare di fonti rinnovabili se non si riducono gli sprechi. Quindi successivamente puntare sulle energie rinnovabili e l’autosufficienza alimentare praticando tanti metodi ormai risultati efficaci per produrre tanto e lavorare poco. Ritornare poi al locale e all’autoproduzione riscoprendo le vere capacità e qualità degli italiani che non sono un popolo di informatici o di venditori ma di artigiani e contadini formidabili. Abbiamo tutto a portata di mano per realizzare un paradiso terrestre nella nostra magnifica Italia creando milioni di posti di lavoro. Abbiamo conoscenze, capacità, tecnologia, risorse economiche, non ci manca nulla, basta solo realizzare il cambiamento. Non credo mai a nessuno che dice che non si può fare adducendo questa o quella scusa, se si vuole si può fare e se non lo si fa, è perché non si vuole. In tutti questi anni di attivismo e sensibilizzazione, puoi dirci quale secondo te è la strategia efficace di comunicazione ambientale, e quella che tu hai usato? Con quello che abbiamo fatto noi in questi anni come associazione no profit ci dovrebbero dare qualche nobel per la resistenza ambientale. Con pochissime forze e ancora meno soldi, siamo lo stesso riusciti a fare autentici miracoli, che però si scontrano contro forze soverchianti di chi ha migliaia di persone al suo servizio pagate per raccontare qualsiasi balla. Persone pagate sia direttamente perché lavorano direttamente nella propaganda delle multinazionali e pagate indirettamente dato che tutti i media e i giornali mainstream che accettano le pubblicità di chi il pianeta lo devasta, sono praticamente lo stesso al loro servizio. Che senso ha parlare di ambiente e poi mantenersi attraverso le pubblicità di Eni, Enel, moda, lusso, automobili, orologi dai costi stellari, gioco d’azzardo, cibo spazzatura e ogni possibile cianfrusaglia che inquina il mondo? La nostra informazione attraverso il giornale web Il Cambiamento e la nostra formazione hanno sempre cercato di dare un messaggio diverso da quello di chi ad esempio parla di salute e della salute non gli è mai interessato niente e mai niente ha fatto in merito, di chi parla di ambiente e lo inquina, di chi parla di pace e lavora per la guerra e così via. Ormai ci sono macchine infernali di propaganda dove si può fare credere tutto e il contrario di tutto andando anche oltre la già terribile realtà Orwelliana.


Cosa fa l'associazione PAEA che hai fondato?

Si occupa dal 1999 di risparmio energetico, energie rinnovabili, tutela ambientale, autosufficienza energetica e alimentare, agricoltura biologica, economia alternativa, occupazione in questi settori e tutto quanto possa contribuire a riportare al centro la persona e l’ambiente e non i soldi, ormai diventati l’unico dio esistente.


Ci puoi parlare degli uffici di scollocamento? Perché questo nome originale?

E’ una idea che è venuta attraverso il confronto tra varie persone tra cui Valerio Pignatta e soprattutto con Simone Perotti con il quale ho scritto poi l’omonimo libro. Il significato di questo nome e l’obiettivo è scollocare più persone possibili da lavori inutili, noiosi, alienanti, senza senso e che non danno benefici né alla persone che li fanno, né agli altri, né tanto meno all’ambiente, visto che una percentuale altissima di lavori sono pure nocivi. Oltre al libro abbiamo fatto tanti corsi di formazione sull’argomento chiamati: Cambiare vita e lavoro istruzioni per l’uso, che teniamo ormai da anni con Alessandro Ronca al Parco Energia Rinnovabile in Umbria.   


Le crisi ci possono salvare...è il titolo di un tuo recente libro. In che senso?

E’ un libro che ho scritto con Andrea Strozzi e si intende che la crisi di per sé non è un male ma può essere una opportunità. Inoltre la crisi identificata spesso come quella economica quindi con la diminuzione del PIL, non è affatto una sciagura ma semmai una cosa positiva. Infatti l’aumento del PIL significa la produzione di inquinamento alla stelle e l’esaurimento di ogni risorsa possibile e immaginabile oltre che la produzione senza limiti di merci che diventano presto rifiuti e stanno sommergendo il pianeta. Per non parlare dei rifiuti pericolosissimi, ingestibili e dalla durata di migliaia di anni come quelli radioattivi prodotti dalle centrali nucleari. Fare il tifo per la crescita e l’aumento del PIL oggi significa scavarsi la fossa.

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